di Gennaro Fiorentino

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Il film “Io non credo a nessuno” del 1975 non pecca certo di originalità per quanto riguarda la trama. Una piccola comunità, in questo caso costituita da  passeggeri di un treno, perde pezzi man mano che la pellicola avanza, per morte più o meno violenta o solo all’apparenza naturale. Sopravvive solo un eroe che scopre il colpevole e salva i più meritevoli.

Eppure, malgrado una certa prevedibilità nel suo percorrere sentieri già ampiamente battuti, è interessante e godibile, non fosse altro che per la presenza di un treno, autentico protagonista, ripreso tra suggestivi e selvaggi paesaggi montani degli Stati Uniti d’America.

Entriamo in dettaglio. Epoca: anno 1873. Una guarnigione avanzata dell’esercito di stanza a Fort Humboldt è afflitta da un’epidemia di difterite che ne sta decimando i membri. L’allarme viene dato a mezzo telegrafo. Si muove quindi un convoglio ferroviario, massicciamente scortato da un drappello militare e comandato da un maggiore, per portare soccorso. La missione di salvataggio comprende altresì un medico con una larga scorta di medicinali, un rappresentante della compagnia ferroviaria, uno sceriffo, il governatore, un sacerdote, la graziosa figlia del colonnello comandante la guarnigione, peraltro ancora immune dal contagio.

Completano questa umanità in viaggio: il macchinista ed il fuochista, un frenatore, il cuoco ed un cameriere.

     

La locandina del film con il titolo della versione italiana e ...

... quella americana con il titolo originale "Breakheart Pass".

Fin dalle prime sequenze, i colpi di scena si sprecano. Presso l’ultima ed isolata stazione ferroviaria, prima del balzo finale del convoglio verso la sua meta, il pericoloso criminale John Deakin (Charles Bronson) viene arrestato dallo sceriffo e preso a bordo con gli altri passeggeri per essere condotto in prigione. Deakin è in realtà un agente segreto infiltratosi per smascherare un pericoloso complotto di cui si è venuti a sapere a Washington. Infatti la presunta epidemia non esiste. Essa serve a mascherare un traffico d’armi celate tra i medicinali in viaggio e destinate ad armare una pericolosa tribù indiana comandata dal capo Mano Bianca. Inoltre ciò sarà la prima mossa del disegno criminale per mettere su un commercio illegale di oro ed argento, provenienti dai territori presidiati dai soldati ormai decimati non dall’epidemia, ma da una banda di gaglioffi complici degli insospettabili.  I pochi viaggiatori estranei al disegno criminale, saranno un po’ alla volta eliminati per evitare intralci e testimoni. Stessa sorte toccherà ai soldati di scorta al convoglio, le cui carrozze verranno fatte deliberatamente deragliare per eliminarli tutti in un colpo solo.

Ma l’agente segreto al quale, senza apparente spiegazione razionale, viene data ampia possibilità di movimento malgrado la sua veste di recluso, saprà svolgere con discrezione (ma mica tanto!) le necessarie indagini, rivelando il sinistro disegno; metterà in fuga gl’indiani e sconfiggerà gl’insospettabili malfattori. E chissà che non scocchi anche una scintilla d’amore con la bella figlia del Colonnello (Jil Ireland che fu moglie del Bronson nella realtà).

Gli attori sono tutti ben conformi ai personaggi. Tra gli altri, oltre ai protagonisti Charles Bronson e Jill Ireland, mi piace citare Richard Crenna, ricordato come il Col. Trautman in alcune edizioni di Rambo.

 

Il convoglio, che tanta parte ha nello svolgimento della trama, è costituito da una locomotiva, un bagagliaio, due carrozze a carrelli, due vagoni a carrelli per ospitare la truppa al seguito e da un vagone 'caboose' di fine treno. Diciamo subito che per finzione cinematografica, gli ambienti interni alle vetture passeggeri, sono stati ricreati a forma di “guscio” negli studios. Ciò ha consentito una maggiore mobilità alla macchina da ripresa.

Sono stati realizzati però contesti che, pur appagando forse le aspettative dello spettatore, creano ambienti più somiglianti a quelli di una casa borghese che all’interno di un treno.  

Il convoglio al completo procede tra paesaggi innevati.

Interno di uno dei vagoni destinato a “soggiorno” degli illustri ospiti.

Diverso il discorso sulla locomotiva che, tranne circostanze particolari di ripresa dove ne sono stati simulati alcuni aspetti, in generale è genuina e non si è prestata ad alcun adattamento. Andando tuttavia a fare ricerche sul suo stato anagrafico scopriamo alcune incongruenze. Essa fu costruita nel settembre del 1907 negli stabilimenti “Baldwin Locomotive Works” con il rodiggio 2-8-0 (Consolidation) e con il numero di servizio 75 (nel film ha il numero 9). Pertanto appare piuttosto moderna rispetto all’epoca degli eventi narrati. D’altro canto anche il sistema di accoppiamento automatico, visto in alcune sequenze, di certo era al di là di essere adottato nel 1873, epoca di svolgimento della pellicola.

Bella immagine della locomotiva mentre arranca verso la cima del passo.

La locomotiva, dopo aver partecipato ad oltre una quarantina di prestazioni in film di successo e qualche spot pubblicitario, attualmente svolge ancora un onorato servizio sulla ferrovia turistica in Heber (Utah).Un’altra curiosità è quella che essa adotta come combustibile il carbone, mentre nel film si vede di continuo essere alimentata con legna.

La seconda parte del treno, sganciata dalla prima, corre con il suo carico di truppa verso il tragico destino.

Un tragico volo nel burrone concluderà la folle corsa.

Il film fu girato su un tratto di 8 chilometri di una linea ferroviaria nello Stato dell’Idaho, la Camas Prairie Railroad. Dopo breve tempo dall’edizione della pellicola, la linea è stata chiusa. Questa particolare ferrovia era detta anche dei “trestle”: si tratta di una particolare parola che alla lettera significa “cavalletto”. Sta ad indicare spettacolari ponti in legno, visti in tanti film e fotografie, di cui per altro essa è ricca. Infatti nei pochi chilometri del suo sviluppo, se ne potevano contare circa dodici. D’altro canto anche diverse scene del film di cui ci stiamo occupando, ne mostrano alcune vedute.

Spettacolare immagine del treno mentre impegna il “trestle”, il ponte di travi.

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